Thomas Isidore Noël Sankara, il Che Guevara Africano.
Oggi vi racconteremo la storia di Thomas Isidore Noël Sankara, militare, politico e rivoluzionario nato a Yako il 21 dicembre 1949 e morto a Ouagadougou il 15 ottobre 1987 che cambiò il nome dell’Alto Volta in Burkina Faso diventandone il primo presidente e leader carismatico anche per tutta l’Africa occidentale sub-sahariana impegnandosi per tutta la vita ad eliminare la povertà attraverso il taglio degli sprechi statali e la soppressione dei privilegi delle classi agiate.
Il Burkina Faso, che in precedenza si chiamava Repubblica Dell’Alto Volta è uno stato di circa 18 milioni di abitanti, i burkinabè, dell’Africa occidentale privo di sbocchi al mare confinante con il Mali a nord, il Niger ad est, il Benin a sud est, il Togo e il Ghana a sud e la Costa d’Avorio a sud ovest. La capitale del Paese è Ouagadougou. Trovati reperti che datano i primi insediamenti umani risalenti a 12 mila anni prima di Cristo sino ad arrivare tra il 3600 e il 2600 a.C. per i primi insediamenti agricoli. Tra il XV e il X secolo a.C. si sviluppò l’uso del ferro. Fra il XV e il XVI secolo d.C. la regione del Burkina Faso fu uno dei centri economici più importanti dell’impero Songhai.
La colonizzazione da parte francese ebbe inizio nel 1896, allorquando si sottomise il regno Mossi di Ouagadougou. Il regno divenne un protettorato e nel 1898 l’intera regione era sotto il controllo francese. Nel 1904, il protettorato fu annesso all’Africa Occidentale Francese, insieme agli odierni Senegal e Niger. I Burkinabé parteciparono alla Prima Guerra mondiale all’interno della fanteria senegalese.
Nel 1919, il Burkina Faso divenne una colonia separata (col nome di Alto Volta); il primo governatore fu François Charles Alexis Édouard Hesling. Il 5 settembre 1932, la colonia fu smembrata e suddivisa fra Costa d’Avorio, Mali e Niger. Fu ricostituita il 4 settembre 1947, con gli stessi confini che aveva in precedenza. L’11 dicembre 1958 l’Alto Volta ottenne l’autogoverno diventando repubblica membra della Comunità Franco Africana. Nel 1960 la Francia concesse l’indipendenza. Una serie di colpi di stato caratterizzarono il periodo successivo all’indipendenza e dopo innumerevoli tentativi falliti attraverso uomini illuminati che una volta al potere si dimostravano feroci tiranni, fu la volta di Thomas Sankara.
Il 4 agosto 1983, all’età di 35 anni, Sankara divenne Presidente, con un colpo di Stato, incruento e senza spargimento di sangue, contro Jean-Baptiste Ouedraogo con al fianco l’amico Blaise Compaorè. (Il “traditore” messo sotto accusa in seguito all’uccisione dell’amico). Iniziava così l’esperienza rivoluzionaria di Sankara, il Che Guevara africano.
Figlio di Marguerite e Sambo Joseph Sankara, ferventi cattolici di etnia Silmi-Mossi che speravano diventasse prete, Thomas scelse la carriera militare e a 19 anni si trasferì in Madagascar dove divenne ufficiale. Fu lì che si avvicinò alle teorie marxiste e leniniste che influenzarono il resto della sua vita. Ritornò il Alto Volta nel 1972 e dopo aver partecipato ad una guerriglia al confine con il Mali, ripudiò ogni sorta di guerra ritenendo i conflitti inutili ed ingiusti. Con il suo caro amico Camparoè ebbe anche il tempo di fondare una band musicale molto nota nella capitale Ouagadougou. Nel 1976 divenne comandante del centro di addestramento dell’esercito a Po’. In quel periodo diede vita, sempre con il suo amico fidato Camparoè ad un’organizzazione segreta denominata ROC (Gruppo degli Ufficiali Comunisti). Nel 1981 divenne anche Segretario di Stato, ma il 21 aprile del 1982 si dimise perché in disaccordo con il regime secondo lui troppo lontano dai lavoratori.
Divenuto Presidente, nel 1984, esattamente un anno dopo il suo insediamento, cambiò il nome dell’ex colonia francese in Burkina Faso, che in More e Djoula, i due idiomi più diffusi nella nazione, significa “terra degli uomini integri”. Alcuni dati raccontano le condizioni di miseria che viveva il Paese che si apprestava a governare Sankara: tasso di mortalità infantile del 187 per mille (ogni cinque bambini nati uno non arrivava a compiere un anno), tasso di alfabetizzazione al 2%, speranza di vita di soli 44 anni ed un medico ogni 50.000 abitanti. Era il 1984.
Fece costruire la ferrovia del Sahel, che tuttora collega il Burkina Faso con il Niger, fornì due pasti e cinque litri di acqua al giorno a ciascun cittadino fornendo assistenza sanitaria con una massiccia campagna di vaccinazioni. Incentivò la costruzione di scuole e di ospedali, promosse una campagna di rimboschimento (vengono piantati più di 10 milioni di alberi per contrastare l’avanzata del Sahel, il deserto), e comincia l’opera di ridistribuzione delle terre ai contadini, sino a quel momento nelle mani di pochi e influenti latifondisti, sopprimendo le imposte agricole istituendo un Ministero dell’Acqua, con funzioni ecologiste. Con una campagna capillare di riduzione della spesa pubblica accompagnata ad una drastica lotta alla corruzione, tolse numerosi privilegi a politici e militari: vendette tutte le Mercedes in dotazione ai ministri sostituendole con le più economiche Renault 5. decurtò gli stipendi a tutti i funzionari pubblici che sino a quel momento avevano usufruito di benefici inimmaginabili.
«Non possiamo essere la classe dirigente ricca di un Paese povero», soleva ripetere Sankara allorquando invitava anche i ministri a partecipare ai lavori pubblici per il bene della collettività. «E’ inammissibile che ci siano uomini proprietari di quindici ville quando, a cinque chilometri da Ouagadougou la gente non ha i soldi nemmeno per una confezione di nivachina contro la malaria».
Nello stesso periodo suoi omologhi di paesi vicini, vivevano in lussuosissime ville con addirittura il presidente della Costa d’Avorio, Felix Houphouet-Boigny, che aveva fatto costruire per i propri figli una pista di pattinaggio sul ghiaccio nel deserto. Alcuni capi di Stato offrirono a Sankara un aereo presidenziale, ma preferì al suo posto macchine agricole per il Burkina Faso. Promosse una politica che non si facesse abbagliare dalle imposizioni culturali provenienti dall’Europa preferendo ai modelli dei “ciarlatani europei” che cercavano di vendere da anni cianfrusaglie senza valore, promuovendo lo sviluppo dell’economia interna. La serie di riforme epocali che in quegli anni rivoluzionò il Burkina Faso passò anche dalle donne, che acquistarono quell’emancipazione sino ad allora repressa. Le donne entrarono a pieno titolo non solo nel governo, ma anche nel ricoprire cariche militari sino ad allora ad appannaggio esclusivo degli uomini. Il giovane Presidente si batté affinché le donne si ribellassero al maschilismo dilagante e ad rimanere a scuola anche in caso di gravidanza. Abolì in un colpo solo la poligamia e vietò l’infibulazione. Anche la prostituzione venne combattuta perché rappresentava la quinta essenza di una società dove lo sfruttamento era divenuto regola e rappresentava il simbolo del disprezzo che l’uomo provava per la donna. Liberò la donna da quella camicia di forza che ancora oggi, anche qui in occidente, chiude le donne a ogni tappa della vita. Una campagna di diffusione di contraccettivi per evitare eventuali sieropositività causate dall’AIDS che in quegli anni mieteva vittime.
«La donna parteciperà a tutte le lotte che intraprenderemo contro le pastoie della società neocoloniale e per la costruzione di una società nuova. Sarà associata a tutti i livelli di ideazione, decisone, esecuzione nell’organizzazione della vita di tutto il Paese», questo il discorso di orientamento politico tenuto il 2 ottobre 1983.
Insomma, una massiccia riforma dell’ordine feudale imperante padre e madre del capitalismo odierno.
Il Burkina Faso divenne ben presto con Thomas Sankara un esempio da seguire per tutte le altre nazioni governate da elite corrotte e supine ai dettami provenienti dagli istituti economici internazionali. Se un piccolo Paese, condannato anche dalla geografia (il deserto aumentava verso sud di 7 chilometri all’anno mangiandosi campi coltivati dove sisteeva solo un corso fluviale senza nessuno sbocco al mare), riusciva a levare il proprio grido di dolore e di insofferenza e a dimostrare che i problemi che affliggevano l’Africa si potevano risolvere, cosa avrebbero potuto fare Paesi con immense risorse naturali?
Sankara invitò i Paesi africani a non pagare il debito estero per concentrare gli sforzi su una politica economica che colmasse il ritardo imposto da decenni di dominazione coloniale, combattendo l’imperialismo che tentava in ogni modo di dominare tutta l’Africa più culturalmente che militarmente. Bisogna decolonizzare la nostra mentalità, soleva dire Thomas.
Ed è anche in questo che si spiega l’impulso dato al Festival Panafricaine du Cinema de Ouagadougou, la più grande rassegna continentale sul cinema al fine di sviluppare la cinematografia locale a scapito di quella, a volte imposta, europea o americana, il più delle volte utilizzata per legittimare la “supremazia” dei bianchi e l’inferiorità degli Africani.
La sua voce tuonò anche all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contro l’ipocrisia di chi fornisce aiuti ai Paesi in via di sviluppo (mentre per altre vie si inviavano armi) e contro l’egoismo di chi, per esempio, si rifiutava di investire nella ricerca contro la malaria solo perché è una malattia che non riguarda il nord del mondo mentre in Africa provoca ogni anno milioni di morti.
Ma la sua fine si avvicinava inesorabilmente e il 15 ottobre 1987 intorno alle 17.00, Thomas Sankara, insieme a 12 ufficiali, venne barbaramente ucciso durante un colpo di stato.
Una tragedia organizzata? Francia, la Costa d’Avorio e la Libia? Implicazione anche della CIA?
… Ecco perché, compagne, abbiamo bisogno di voi per la vera liberazione di tutti noi. So che troverete sempre la forza e il tempo di aiutarci a salvare la nostra società…..
… Compagne andiamo verso la conquista del futruo. Il futuro è rivoluzionario, il futuro appartiene a chi lotta.
La Patria o la morte, vinceremo.
(Thomas Sankara)
Per approfondire: Thomas Sankara, Touba Culturale Italy