Il mistero intrigante.

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Il consigliere Giuseppe Nitti mi perdonerà, ma mi ricorda uno di quegli addetti nelle stazioni che sino a qualche tempo fa, con quei loro grembiulini neri e con quel cappellaccio in testa, andavano a spasso con quel carrello in ferro a caricare i bagagli di quelli che arrivavano o partivano. Assicuravano i viaggiatori che quella valigia sarebbe arrivata sana e salva dal taxi al vagone o percorso inverso. Solo quelli “con i soldi” si servivano del servizio offerto dai facchini. Così erano chiamati quegli omini, il più delle volte con baffoni incolti ed un improbabile uso della lingua italiana.

Un paio di mille lire e il lavoro era finito.

Ci vorrebbe un cripto analista per decifrare le dichiarazioni del Giuseppe Nitti durante il Consiglio Comunale del 10 luglio scorso?

Forse sarà ricorso ad un codice?

Che il codice sia stato monoalfabetico? Oppure si è trattato di una sostituzione del messaggio originario in polialfabetico? Oppure, incubo degli incubi si è trattato di un messaggio codificato frazionale? Certo è che se dovessimo interpretare il suo pensiero sul piano riduzionista, tutto sarebbe semplice: lunga barba che nasconde l’espressione della bocca, parole semplici ed ad effetto e richiesta elementare. Se invece dovessimo dare una spiegazione semantica, le cose diventerebbero alquanto complicate.

Perché mai non ha seguito  anch’egli la decisione della sua amatissima nemica Nica Ferri di astenersi? Ma sarebbe caduto il suo sindaco e la giunta tecnica compreso il crono programma.

Eppure sarebbe stato consequenziale. Chiede al sindaco di accertarsi se ci sono o meno i nove voti per proseguire e visto che non ci sono, vota a favore lo stesso. Oddio, e che vorrà dire?

Qualcosa non quadra nella spiegazione semantica del messaggio iniziale. Primo mistero.

Che voglia essere lui e solo lui il protagonista del defenestramento del sindaco? Crede di salvarsi così dal giudizio universale finale?

Secondo mistero.

Il punto all’O.d.g. era cruciale: approvare quel rendiconto che è diventato per il paesello a sud est atto essenziale per proseguire l’eroico cammino dell’amministrazione che si vanta per qualche buca riparata e per una strada asfaltata a metà e con i lavori alle scuole ancora fermi. Gli alberi abbattuti e i marciapiedi distrutti.

Il Nitti dal suo solito posto fra le file delle minoranze solo per creare imbarazzo ai suoi vicini di poltrona che non capiamo ancora perché non lo scaccino e con quell’invidia che i suoi compagneros di maggioranza provano a vederlo seduto lì, si alza e con fare come al solito imperioso, da primo della classe e da quelli che vogliono condurre il gioco con la palla di proprietà, rivolge al sindaco il suo invito:

«Se non hai i nove voti, devi dimetterti», sentenzia.

Nonostante l’interruzione per schiarire le idee, la maggioranza raccoglie solo 8 dei 9 voti a disposizione.

La Ferri, come abbiamo detto, si astiene. Il Nitti no. Vota a favore.

Di nuovo otto a otto, come quelle finali in cui neanche i calci di rigore riescono a decretare il vincitore. Nessuno alza la coppa e i poveri sbigottiti e malinconici cittadini del paesello a sud est si chiedono che male abbiano mai fatto per meritarsi tutto questo.

Sarebbe semplice, per noi poveri mortali che fra qualche centinaia di anni dovremo morire, tirare i remi in barca e farci trascinare dalla corrente verso casa, dove, fra un bidoncino e l’altro apriremmo una  disputa a cena con tutta la famiglia riunita su quale pattumella tirare fuori. Ma per il sindaco tale ipotesi sembra una chimera. Perché mai nonostante abbia avuto più di qualche certezza che la sua maggioranza di fatto non esiste più dovrebbe lasciare il campo libero magari a qualcuno più capace di lui? Povero sindaco: uno dei pochi che non potrà tentare di ripresentarsi per la seconda volta.

Mudù, come il suo predecessore. Che offesa.

(Una basta e avanza).

Povero PD che non sapremo proprio cosa potrà inventarsi nella prossima campagna elettorale, tutto chiuso in se stesso e in questa agonia che se fosse per la Corte inglese avrebbero già staccato la spina.

Per non parlare degli ex assessori, ex segretari cittadini, ex leader locali, zittiti e messi da parte senza che abbiano la possibilità di proporre contromisure. Non ne hanno. Aspettano ottobre, quando, finita la segreteria attuale, si cercheranno nuovi agnelli da sacrificare sull’altare dell’inconcludenza che li ha portati ormai sulla via del non ritorno.

E il Rella? cosa racconterà ai nipotini? La Borracci presidente per un giorno e già sul punto di subire una mozione di sfiducia accompagnata dal Manzari che se non fosse stato per la cuginanza qualcosa avrebbe detto. Forse.

E tutti gli altri? La Zizzo, la Nero, il Guerra e lo stesso Nitti,  come potranno domani ripresentarsi e far dimenticare al paesello del loro passaggio? Nefasto passaggio.

A proposito del Guerra, come mai si allinea alle richieste del Nitti che richiedeva le dimissioni immediate del sindaco nel caso non ci fossero quei nove voti e poi vota a favore nonostante l’astensione della Ferri? Non dirò più che il Guerra & Rubino è un’accoppiata tutta da studiare e su cui tomi e tomi sul gioco della briscola impegnerebbero studiosi di fama mondiale, ma penso che un po’ di chiarezza la debbano. A loro stessi.

Almeno imparate le regole: quando la briscola è a denari avere un due di coppe in mano, mica ti fa vincere.

Capitolo a parte, per il momento, è quello che riguarda la Nica Ferri, ex presidentessa del consiglio spodestata e che non pensiamo abbia gradito la Borracci al suo posto. Vedremo come si comporterà in un prossimo e non plausibile consiglio comunale sempre sul rendiconto. Manterrà l’astensione o cambierà idea?

E cosa le potrebbe far cambiare idea? Che voglia anche lei un crono programma, magari culturale?

Che tutti i consiglieri, speriamo solo di maggioranza, la vogliano tirare alla lunga perché ormai sanno che persa la seggiola sarebbe difficile per loro riagguantarla è l’unica certezza.

E si, non può che essere così.

Ma se fosse solo questo sarebbe il minimo.

Il tutto impreziosito dall’interpellanza senza lode sul quel famoso ricorso al TAR Puglia di alcuni cittadini che chiedono lumi ai giudici circa quelle bollette TARI che tanto rumore hanno causato nel paesello e se siano effettivamente legittime le decisioni assunte da questa maggioranza. Che la differenziata e le sue tariffe comprese la plastica al sabato e l’inorganico solo una volta a settimana, abbia procurato un’involuzione, è sulla bocca di tutti. Compresa la storia di quei contenitori per la panna che una volta vuoti non si sa proprio come smaltire, a meno che non si lascino in eredità ai figli dei figli perché del centro di raccolta comunale neanche l’ombra.

Ma il mistero che più mi ha intrigato è quello di Francesco Ladisa e Giacomina Giustino che abbandonano (non si riesce a capire se coattivamente o volontariamente) i loro rispettivi uffici di appartenenza, tecnico e di ragioneria, per scambiarsi i ruoli. Il sindaco in Consiglio afferma che uno dei due ha scelto volontariamente lo spostamento. Analizziamo la logica.

Il Ladisa, oltre che un tecnico geometra è anche rappresentante sindacale. Nella sua lunga requisitoria, agli atti, afferma che lo spostamento voluto dalla Giunta Cessa, arrecherà non pochi problemi agli uffici. Infatti sembra lapalissiano che un geometra alla ragioneria e una laureata in economia e commercio all’ufficio tecnico fra tecnigrafi e calcoli sul cemento armato sembra una decisone misteriosa. Se il Ladisa con la sua lunga e dettagliata disquisizione sembra scoraggiare il sindaco da questa decisone, e quindi non potrebbe essere lui il volontario che si sacrifica nonostante non abbia la preparazione per ricoprire il nuovo ruolo, perché mai la Giustino decide, nonostante non abbia le competenze richieste, di lasciare la ragioneria, i suoi amati numeri, ed andare nell’ufficio tecnico fra polvere, calcinacci, scavi, ripristini ed asfalti? Perché mai, nonostante l’anno scorso riusciva a portare in porto il bilancio senza quella sequela di pareri contrari e contradditori da parte dei revisori dei conti si sceglie di spostarla? O perché mai sceglie oggi volontariamente di abbandonare il ruolo con un funzionario ad interim responsabile che si prende una serie di invettive da parte dei revisori dei conti? Come mai si chiede il tecnicismo in una giunta fatta tutta da esperti del settore e poi negli uffici possiamo far occupare da un geometra il posto di un contabile ragioniere e da una laureata in economia e commercio quello di un geometra?

In questo solo secondario (?) episodio è tutta l’essenza di questa amministrazione a guida Cessa.

Questo mistero intrigante mi toglie il sonno.

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